Caterina Frongia

La designer di origini sarde che utilizza le più antiche tecniche di tessitura per dare vita a tappeti-arazzi dal linguaggio espressivo contemporaneo.

Collaborations

L’uso del tappeto come medium tipografico. Le icone geometriche, reinterpretate nei suoi lavori, rivelano una forza visiva intensa, sospesa tra memorie familiari e cultura pop, arricchita da un uso inedito della scrittura Braille.

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La storia di Caterina Frongia racconta di un ritorno consapevole all’artigianalità e di una nuova attenzione per il processo produttivo. Nata a Oristano e oggi di base a Bologna, Caterina è figlia dell’artigianato: sua madre è una tessitrice, e le ha trasmesso i saperi tessili del suo paese d’origine, Samugheo. Tra questi, la tecnica a “pibiones” – letteralmente “acini d’uva” – ovvero la tessitura a grani, è diventata il fulcro del suo linguaggio creativo. Caterina ha scelto di seguirla perché la comprende a fondo, e perché si presta con naturalezza al suo alfabeto simbolico e geometrico. La sua texture, più morbida rispetto a una tessitura piatta, consente di integrarla con elementi estranei alla tradizione tessile, conferendo all’opera un aspetto tridimensionale e inaspettato. Tradizionalmente impiegata per i tappeti, la designer ne ha riscoperto il potenziale sulle pareti, valorizzandone la matericità e i rilievi.

Attraverso il suo lavoro, Caterina Frongia invita a considerare il passato come parte integrante del presente, da vivere come un contemporaneo costante, in equilibrio con ciò che siamo oggi.
Di fronte alle arti antiche, racconta di essere spesso colpita dalla loro modernità: “Erano già moderni!”, afferma. Lo stesso stupore lo prova di fronte all’arte preistorica sarda o ai più antichi motivi tessili: per lei, sono parte di un “eterno presente”, un’educazione visiva che va preservata. 

I simboli che Frongia utilizza sono universali, esistono da sempre: il rombo, ad esempio, rappresenta la nascita; il triangolo con la punta rivolta verso l’alto, la vita.
Ciò che ama più di tutto è scoprire, nella tessitura antica, quante influenze lontane possano essersi incrociate e quanto sia necessario oggi favorire questa mescolanza. Ridare al tappeto e all’arazzo il loro carattere nomade significa anche questo: renderli strumenti di connessione tra culture.

“Il Braille è un elemento innovativo nei miei tappeti.”

Caterina Frongia è affascinata da ogni possibile alfabeto, da tutto ciò che può essere scritto o letto. Il Braille è uno di questi. Prima ancora di essere una scelta estetica, per lei è un messaggio sociale: un invito all’attenzione, all’inclusione, alla comunicazione attraverso altri sensi. È una dedica alla mancanza, alla fragilità, alla paura. Tutto il suo lavoro ruota intorno alla vista, agli occhi, alla possibilità di leggere ciò che ci circonda. Il telaio, per Caterina, è forse la più antica macchina da scrivere al mondo. Il disegno sull’arazzo è la sua forma di scrittura.

Caterina Frongia

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